Attualità editoriale sul tema: Climate change

Recensioni di Jonathan Watts – The Guardian Weekly 12/03/21
Sixth Extinction – Helisabet Kolbert Under a white Sky – Helisabet Kolbert
Helisabet Kolbert indaga se l’utilizzo di soluzioni tecnologiche possa risolvere il problema o invece peggiorare la situazione per evitare il circolo vizioso della techno-dipendenza.…Quelli che hanno creato il problema è improbabile che possano apportare soluzioni al problema.…Quanta speranza possiamo poggiare su progetti di modificazioni genetiche, geoingegneria e sviluppo assistito, senza analizzarne i rischi, i costi e la fattibilità.

Si prevedono somme da capogiro da spendere per progetti basati su tecnologie, si innovative, ma spesso non sperimentare e con incognite di fattibilità, di rapporto costi benefici, senza considerazioni sull’impatto ambientale.Cosa si potrebbe fare con quelle somme in alternativa?Chi deciderà? Se non si trasmette la conoscenza, se non si condividono analisi, se non si coagulano le forze democratiche, ambientaliste fino a formare una massa critica che possa incidere sulle decisioni dei politici. Segnala che:
il rischio è che un limitato gruppo di nazioni potenti decida le soluzioni per tutti”. che per ora é l’orizzonte degli eventi…(NdR)


The New Climate War – Michael Mann Stigmatizza la coalizione dei riluttanti (ad ammettere il cambiamento climatico) in particolare i petrostati, Arabia Saudita in testa, la Russia e gli USA al tempo di Trump, col supporto di media conservatori come il gruppo Murdoch.…Quest’ultimo ha messo in atto una disinformazione per anni, negando che le cause dell’origine degli eventi climatici estremi siano da imputare alla modifica del clima dovuto all’innalzamento delle emissioni di CO2. In The New Climate War – Michael Mann smaschera Murdoch, che va talmente oltre la ragionevolezza, tanto da essere biasimato dal suo stesso figlio per immoralità.…Nonostante le tattiche dei negazionisti c’é un cambio nella sensibilità delle persone.

Quello che inquieta é che oltre alla diversione si cerca di instillare, con estremo cinismo, l’idea di un catrastrofismo ineluttabile che produce disillusione e disimpegno di molti, e anche disperazione.
La pandemia, conclude, permette un ripensamento delle priorità : come immaginare di coesistere in maniera sostenibile su un pianeta con risorse, spazio, cibo e acqua limitate. Tutto ciò ampliato dalla crisi climatica.

Retour sur Terre – 35 propositions (NdR : Mia recensione)
Un appello allo stato francese di eminenti filosofi, biologi, storici, agricoltori, etnologi, economisti per l’implementazione di 35 proposte riguardo la crisi climatica, la transizione ecologica e per arrestare la distruzione degli ecosistemi. Un manifesto politico per entrare in una nuova era. Oltre all’ormai inderogabile soppressione dei paradisi fiscali e del finanziamento dei combustibili fossili, prospettano il controllo dei flussi finanziari e la nazionalizzazione totale o parziale dei sistemi bancari. L’interessante proposta della creazione di una camera parlamentare “del futuro”, affiancata al parlamento nazionale, per pensare nel lungo periodo, costituita da parlamentari estratti a sorte.

Trasformare lo stato-provvidenza in stato-resilienza per affrontare gli sconvolgimenti climatici e assicurare la sicurezza ed il benessere di tutti. Seguono proposte drastiche come l’assegnazione di quote individuali di consumo energetico, indicazione del consumo energia /materia, sui prodotti e delle attività da conteggiare su un conto personale. Un reddito di transizione ecologica per coloro che vogliono sviluppare attività eco compatibili, agricole e non, o sociali, oggi mal retribuite.

Alla critica prevedibile di un ecologia punitiva, rispondono che la punizione la stiamo già subendo con una pandemia conseguenza dello sconvolgimento degli ecosistemi: ecatombe di morti, confinamento, crisi sociale e brutale arresto dell’economia, con contorno di eventi climatici sempre più disastrosi.

Un grido d’allarme per fare riflettere i cittadini, indicare un orizzonte e per mettere in moto la società.


Appunti da un’Apocalisse – di Mark O’ Connel.Viaggio alla fine del mondo e ritorno (NdR : Mia recensione).
Sommario

  • Tribolazioni
  • Preparativi
  • Survivalismo di lusso
  • Nascondiglio
  • Colonia extramondo
  • Sotto pelle
  • L’estrema sepoltura del futuro
  • La mappa così rossa

ESTRATTI

…Ascoltate. Sintonizzate l’orecchio sulla discordia generale e sentirete lo scricchiolio delle calotte di ghiaccio, l’innalzamento delle acque, il mormorio sinistro del futuro prossimo.
…È possibile, cioè, annoiarsi del terrore – quel terrore astratto che emana, come un gas soporifero, l’intera faccenda della catastrofe ecologica?
…La nostra fine del mondo, d’altra parte, è annunciata persino dai passeri sui tetti; manca l’elemento della sorpresa; sembra solo una questione di tempo. La sventura che immaginiamo per noi stessi si avvicina lentamente, insidiosa e tortuosa, l’Apocalisse al rallentatore.

Appunti da un’Apocalisse è una ricerca del significato ultimo della nostra esistenza poco prima di essere spazzati via da una catastrofe che tutti ormai percepiamo come imminente.
Tutto in questo libro è reale, eppure il materiale messo in pagina da Mark O’Connell sembra formare più un romanzo, un racconto di fantascienza, una distopia partorita da J.G. Ballard, Philip K. Dick o Aldous Huxley.
Chi sono i cavalieri dell’apocalisse?

Elon Musk che progetta di creare una nuova, florida civiltà su Marte e di abbandonare il nostro pianeta al suo destino. Ha recentemente dichiarato che non investirà più un solo dollaro sulla terra.

Quanti super ricchi faranno la coda per trasferirsi su Marte !
Peter Thiel, fondatore di Paypal, che come altri tycoon, hanno acquistato sconfinate tenute in Nuova Zelanda dove pensano di rifugiarsi.
Robert Vicino, che vende bunker extralusso, protetti ventiquattro ore su ventiquattro da guardie armate, perché il cannibalismo sarà una preoccupazione non da poco.
Ci sono luoghi dove un’Apocalisse è già accaduta.

Cernobyl, gli eventi climatici estremi che provocano morti e distruzione. L’inquinamento atmosferico che provoca oltre 7 milioni di morti/anno per cancro al polmone, malattie respiratorie croniche, ictus e malattie cardiache.
Mark O’Connell ha intrapreso un viaggio alla ricerca di risposte e vive la realtà, come protagonista di un romanzo, in prima persona.
Da padre di due bambini, l’autore si domanda in che mondo i suoi figli dovranno abitare.

I genitori negazionisti o peggio indifferenti al problema del cambiamento climatico, dovrebbero leggere il libro e riflettere. (NdR)
Ma é infine un libro sorprendentemente pieno di speranza, perché secondo O’Connell, potremo sfuggire alla fine del mondo non costruendo una via di fuga personale, ma solo rinforzando le comunità che già esistono.

Brillante recensione di Jonathan Watts:

How to prévient a climate disaster – Bill Gates
Tutti prospettano soluzioni. Bill Gates propone senza remore un approccio tecno-capitalistico all’americana.

É tra un manuale di istruzione planetario. Potrebbe chiamarsi « Guida del riscaldamento climatico per Negati ».
Quello che propone somiglia ad un upgrade del sistema operativo del pianeta, per riparare i bugs.

É un suggerimento imperativo della tecnologia di cui avremmo bisogno, che proposto da Bill Gates é tutto dire.

Non c’è evidenza che possa pensare al di là della techno-economia che ha contribuito a creare.
Esempi

Geoingegnneria solare : La gestione della radiazione solare è un tipo di ingegneria climatica in cui la luce solare viene riflessa nello spazio spargendo aerosol nell’atmosfera per limitare o invertire il riscaldamento globale. Chi? Dove? Esistono studi? Statistiche? Controindicazioni?
Geoingegneria oceanica: Spargere cenere vulcanica sull’oceano per aumentare l’assorbimento di CO₂ delle alghe ed il fitoplancton. Gli studi realizzati confermano il principio, ma come accade troppo spesso, nelle soluzioni di Geoingegneria i numeri non ci sono:

Ci dicono: 50 mila tonnellate di cenere, sequestrano 2750 T (tonnellate) di CO₂ .

Solo le torce (gas flaring) degli impianti di estrazione del petrolio bruciano annualmente 2400 milioni di T di metano, producendo l’equivalente di CO₂.

Si può immaginare di spargere 50 mila tonnellate di cenere negli oceani per sequestrare 1 milionesimo delle emissioni Gas Flaring ?

Delirio puro.
Dati ricavati da Wikipedia. Soggetti: Geoingegneria, Ocean seeding, Torcia.
Inoltre di cenere , particelle di meno di 2 mm, ce n’è poca; bisognerebbe estrarre e triturare e trasportare materiale piroclastico, Tefra, con consumo di energia e con ulteriore produzione di CO₂.

Se c’è qualcuno che ci guadagna “se pó fá“. Certamente non il clima .
I ricercatori che hanno prodotto questi studi, precisano che sono ricerche accademiche che pensano che non saranno mai applicate.

Ma i Geoingegneri le propongono e molti media le divulgano come soluzioni miracolose, senza verificare, senza senso critico.

Riguardo al Gas flaring

In base ai dati della Banca Mondiale, alla fine del 2011 venivano bruciati in torcia 1,50X1011 metri cubi all’anno di “gas associato”.

Una quantità equivalente a circa il 25% del consumo annuale di gas naturale degli Stati Uniti o a circa il 30% del consumo annuale dell’Unione Europea, poco meno del consumo di gas della Cina, ma uguale alla totalità del consumo di gas del continente africano per un valore di quasi 30 Miliardi di €. Infatti per un valore nominale di 5.62 dollari per piede cubico, tale quantità equivarrebbe a 29.8 miliardi di dollari. Sempre alla fine del 2011, il 72% delle combustioni totali in torcia erano attribuibili a 10 paesi. La Russia in testa. Poi Iraq, Iran, USA ecc.

Gli stati più virtuosi? Arabia Saudita ed Emirati, che sono autosuficiente e lo esportano!

Tutte le raccomandazioni cadono nel vuoto. Per le società petrolifere recuperare il gas è troppo costoso.
Tergiversano. Ricercano nuove tecnologie (e dai!) Gettare 29.8 MLD di $ al vento e contribuite all’1.2% circa delle emissioni totali a livello mondiale, a loro importa poco.
Alcuni propongono pozzi di stoccaggio della CO₂ detto CCS (Carbon Capture and Sequestration) come l’ENI la multinazionale italiana del petrolio a Ravenna. Un mega impianto che un ampio schieramento di esperti e di associazioni ambientaliste dell’Emilia-Romagna, contesta perché “sviluppare la CCS significa investire miliardi di euro pubblici ”che andrebbero meglio usati per un radicale cambiamento delle politiche energetiche del nostro paese”.

Ma anche qui i numeri non ci sono:

L’Eni calcola che i giacimenti esausti di metano, fuori costa dell’area ravennate possano immagazzinare in totale tra 300 e 500 milioni di tonnellate di anidride carbonica compressa. Previsione di spesa 1,3 Miliardi di €.

Verifichiamo i numeri usando sempre come parametro il Gas Flaring:

Gli impianti di estrazione del petrolio bruciano con le Torce annualmente, 2400 milioni di T di metano producendo l’equivalente di CO₂.

I pozzi di stoccaggio ENI sequestreranno, migliore ipotesi, 500 Milioni T di CO₂ – in tutto – circa 1 quinto delle emissioni Gas Flaring – annuali -.
Ma ce l’ho solo io la calcolatrice?
Ma perché tutto stò casino per un risultato modestissimo, che oltre ai costi, provoca ulteriore consumo di energia e ulteriore produzione di CO₂ ?

Tutto stó casino sarà mica un’operazione di Greenwashing di Eni (ma lo fa anche Total e altri produttori di energie fossili) per farsi finanziare un’operazione gigantesca che sarà come un’aspirina per un malato terminale?

E i media fan finta di crederci facendo cassa di risonanza a queste proposte, senza per insipienza riuscire a elaborare un’analisi fattuale.
Ma veramente vogliamo delegare la soluzione alla questione climatica a chi l’ha causata senza mettere minimamente in discussione il modello economico che ci ha portati fin qui?

É un vero paradosso il fatto che é più facile concepire la fine del mondo che la fine del capitalismo, cioè del modello economico che ha portato l’umanità sul bordo del precipizio.

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